Dirsi tanto, non dirsi tutto

Innegabile. Uno dei primi sintomi di una coppia in crisi è la mancanza di comunicazione, o l'impoverimento di essa. Quando fra i partner la comunicazione s'interrompe o si logora, è immediata la sensazione che qualcosa non vada più per il meglio e che la mancanza di dialogo non possa che peggiorare la situazione. Di conseguenza viene da pensare che la comunicazione significhi letteralmente un rapporto di coppia migliore: più comunicazione, uguale più connessione, uguale più intimità e quindi più amore. Ma è poi davvero così? Tutti abbiamo imparato una cosa nella vita: per quanto comunicare sia un atto naturale fra gli esseri viventi questo non implica che, nella pratica, comunicare sia semplice, soprattutto fra noi esseri umani. Per molte persone, comunicare è un processo irto di ostacoli, di stress e di un nascosto senso d'inadeguatezza. Se così non fosse non avrebbero motivo di esistere quei centri nei quali si insegna a comunicare e a comprendere la comunicazione degli altri.

Comunicare quindi è naturale ma, comunicare in maniera produttiva, non è semplice. La prova, tornando al rapporti di coppia, è che stimolare a priori la comunicazione in una coppia non attrezzata (e dirò poi cosa intendo per attrezzata) può esporre la coppia stessa a pericoli e danni anche superiori alla mancanza di comunicazione. E' come se molte coppie condividessero un patto non esplicito che limita la comunicazione e questo per garantirsi un margine di privacy interiore, una sfera segreta interna ad ognuno dei due membri. Non si può dire che questa sfera interiore sia un qualcosa di egoistico in quanto, anzi, altruisticamente preserva l'amato dall'entrare in contatto con "elementi" che potrebbero mettere a rischio l'equilibrio della coppia. I coniugi o i fidanzati che filtrano la loro comunicazione, fanno ciò in quanto percepiscono, ad un livello più o meno conscio, che un dialogo più aperto potrebbe essere pericoloso; in ogni caso potrebbe rivelare il fatto che per fattori culturali, sociali o altro, non si è in grado di sostenere un dialogo, il che comunque genererebbe disagio e frustrazione.

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Soprattutto, una comunicazione forzata porterebbe in superficie una serie di argomentazioni, episodi e idee che le due persone potrebbero non essere in grado di gestire; e la prova che non si sappia gestirle è offerta dalla scelta di filtrare i d ialoghi. La comunicazione libera, aperta e sincera è, per la coppia, sicuramente una bella cosa ma non va dimenticato che implica, oltre all'amore, l'espressione di bisogni e risentimenti. Quindi, gli attriti e gli scontri che possono essere generati da una buona comunicazione divengono un fattore positivo, generativo ed evolutivo per la coppia solo se le due persone sono attrezzate e pronte ad affrontarli. Attrezzati vuol dire avere una grande confidenza con il partner ed un impegno attivo nella coppia, vuole dire che il partner non viene percepito"contro di noi" ma comunque "con noi". Comunicare bene con il partner (comunicare davvero bene, intendo) implica anche la capacità di negoziare fra i propri bisogni e quelli dell'altra persona, con la consapevolezza che le finalità del partner mirano comunque al nostro benessere. Solo se il rapporto si giova di questa percezione di sicurezza, allora potremmo puntare a quella buona comunicazione di coppia della quale tutti parlano, senza sentire minacciata la nostra integrità o temere di essere lasciati. In conclusione, bisogna stare attenti a voler semplicemente "migliorare la comunicazione" perché, come detto, una buona comunicazione in sé non garantisce un buon rapporto. Una comunicazione davvero buona, invece, presuppone la capacità di gestire il conflitto che la comunicazione stessa può generare: se imparerete questo (non è un arte, si può apprendere!), allora potrete mirare ad un rapporto di coppia ottimale, quello di cui tutti parlano ma che solo pochi vivono.

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