15 disturbi mentali che non vorresti avere

Psicologia bizzarra

Avete voglia di tuffarvi in un elenco di bizzarri disturbi mentali al limite dell'incredible ma assolutamente tutti veri e presenti nei libri di psichiatria?

Delirio di Capgras

La caratteristica saliente di questo disturbo psichiatrico è la presenza di un'idea delirante secondo la quale un conoscente, amico, sposo o genitore, è stato sostituito da un impostore che esteticamente gli assomiglia in tutto e per tutto. Il nome deriva dallo psichiatra francese Joseph Capgras (1873-1950) che per primo descrisse il disturbo nel 1923. Il delirio di Capgras è una psicosi che spesso segue a danni cerebrali e demenza. Si suppone che di base il paziente possa riconoscere il volto delle persone ma vi sia un danno al sistema cerebrale che produce la risposta emotiva alla visione dei volti familiari; quindi ne deriverebbe la sensazione di riconoscere fisicamente la persona ma di non riconoscerla come qualcuno al quale si è affettivamente legati. In una sua variante chiamata sindrome di Fregoli, nome scelto da Courbon e Fail nel 1927 da quello del trasformista italiano Leopoldo Fregoli (1867-1936), il soggetto crede che diverse persone siano in verità una persona sola che si traveste e fa questo generalmente per perseguitarlo. Non vi è una cura specifica per il delirio di Capgras se non all'interno di una terapia antipsicotica e neurologica più ampia.

Disturbo esplosivo intermittente

Si tratta di un disturbo del controllo degli impulsi caratterizzato da espressioni di rabbia estreme, incontrollabili, assolutamente sproporzionate rispetto all'evento che le ha generate, limitate nel tempo e seguite da rimorso per essersi comportati in maniera così violenta. Il soggetto che soffre di IED (Intermittent explosive disorder) tende a percepire dei sintomi negativi che anticipano l'attacco d'ira (soprattutto ansia e tensione), il quale lascia poi posto ad una sensazione di sollievo e piacere benché vi sia anche il senso di colpa per l'atto commesso. In pratica l'ira viene usata dal soggetto come una "soluzione" contro l'ansia. Lo IED colpisce percentualmente più gli uomini che le donne e fra questi coloro che soffrono di disturbi bipolari o turbe dell'umore. La terapia psicologica adatta a curare il disturbo esplosivo intermittente mira ad insegnare al paziente a riconoscere l'impulso negativo e a controllarlo, la terapia farmacologica usa antidepressivi triciclici e inibitori della ricaptazione della serotonina per controllare gli stati d'ansia.

Disturbo d'identità dell'integrità corporea

Anche noto come BIID (Body Integrity Identity Disorder), si tratta di un disturbo mentale per il quale un soggetto pensa di poter vivere una vita migliore ed essere più felice se fosse amputato. Come nel transessualismo la persona sente di occupare il corpo di un sesso biologico non corrispondente al sesso al quale sente di appartenere, così chi soffre di BIID vive a disagio in un corpo integro poiché la sua immagine mentale corporea è quella di un amputato. L'arto che manca nell'immagine mentale è cosa soggettiva, può essere una gamba, un braccio, entrambi gli arti o anche tutti e quattro gli arti contemporaneamente. Il soggetto tende, anche se non sempre, a cercare un chirurgo compiacente disposto a togliergli l'arto "di troppo" per far corrispondere l'immagine mentale a quella fisica. Molto più spesso il soggetto fa in modo di fingere di avere un arto mancante, legandoselo al corpo e rendendolo inaccessibile allo sguardo. La maggior parte di questi soggetti non ha una motivazione sessuale alla base del proprio desiderio, come è invece nel caso dell'apotemnofilia. Attualmente non sono ancora chiare le cause del BIID. Su base psicologica si può supporre che il desiderio dell'infermità sia mosso dal desiderio di essere accuditi o di trovarsi al centro di una pietosa attenzione. Su base neuropsicologica invece si pensa che il disturbo possa essere generato da un'anomalia nella corteccia cerebrale deputata alla percezione degli arti che causa una forma particolare di somatoparafrenia, disturbo per il quale non si percepisce come proprio un arto od un'intera regione corporea. Attualmente non esiste una cura per questo disturbo: né i farmaci né la psicoterapia riescono a modificare il desiderio di coloro che si percepiscono come amputati, né tantomeno queste persone vogliono pensarsi in maniera diversa.

Jumping Frenchmen of Maine

Questa sindrome psicologica poco conosciuta, traducibile come "I francesi scattanti del Maine", fu descritta la prima volta dal neurologo statunitense George Miller Beard nel 1878 dopo aver osservato lo strano comportamento dei boscaioli francocanadesi abitanti sulle rive del lago Moosehead (Maine). Questi uomini sembravano reagire in maniera abnorme allo stimolo più piccolo (appunto scattando per un nonnulla), obbedivano immediatamente a qualsiasi comando e ripetevano qualsiasi frase gli venisse detta anche in una lingua straniera. Per un certo tempo si suppose che il disturbo dei Jumping Frenchmen of Maine fosse una forma particolare di sindrome di Tourette ma l'ipotesi venne scartata quando si appurò che il disturbo dei boscaioli aveva basi unicamente psicologiche. Non è mai stata illustrata una cura valida per questo disturbo mentale.

Koro

Anche nota come Sindrome di retrazione genitale (GRS). Si tratta di una sindrome nella quale il sintomo principale è l'idea delirante che i propri organi genitali esterni (nella donna il seno) si stiano ritirando, rimpicciolendo o sparendo del tutto. Ne deriva un'ansia ingestibile che può anche propagarsi ad altri soggetti, dando vita ad un'isteria di massa per cui tutti i membri di un dato gruppo sociale iniziano a condividere l'idea delirante. Il Koro, termine malese che significa "testa di tartaruga", è stato studiato soprattutto in popolazioni del sudest asiatico e dell'Africa ma si tratta di una sindrome documentata ovunque nel mondo, soprattutto in quelle culture con bassa scolarizzazione ed una fiorente cultura magico-religiosa: infatti sovente la progressiva retrazione genitale è ritenuta la conseguenza del malocchio praticato da qualche strega o stregone. Trattandosi di un delirio, l'osservazione del proprio organo sessuale e l'evidenza che non sta diminuendo di lunghezza o volume non tranquillizza il soggetto malato che cercherà pervicacemente di dimostrare il contrario, magari confondendo la naturale reazione dell'epidermide al caldo e al freddo. Il soggetto può giungere a sviluppare un comportamento ossessivo di osservazione e misurazione dei propri genitali e adottare drastiche soluzioni per impedire che il pene o i capezzoli si ritraggano all'interno del corpo, come ad esempio tirarli verso l'esterno legandoli a fili o uncinandoli. Il Koro viene trattato con antidepressivi e ansiolitici.

Panico omosessuale

Anche Disturbo di Kempf, dal nome dello psichiatra Edward j. Kempf che nel 1920 per primo ne fece una descrizione. Si tratta di una psicosi in cui un soggetto accusa un'altra persona di comportamenti omosessuali che in realtà non ha mai messo in atto. I pazienti più soggetti a questo disturbo sono coloro che per lungo tempo sono rimasti isolati dalla collettività (ad esempio schizoidi) e che hanno perso la dimestichezza di gestire anche un minimo grado di intimità con le persone del proprio sesso. Tutti i luoghi in cui molte persone dello stesso sesso sono costrette a vivere insieme con poco spazio per la propria privacy mettono in atto dinamiche che possono portare alcuni soggetti ad avere dispercezioni rispetto agli atteggiamenti e ai comportamenti degli altri. Il soggetto che soffre di panico omosessuale deve essere allontanato dal luogo in cui è insorta l'idea delirante in quanto l'angoscia può spingerlo al suicidio o all'omicidio. In genere il paziente ospedalizzato viene seguito da medici ed infermieri di sesso opposto al suo in modo da non accentuare i suoi deliri. La terapia farmacologica d'elezione è quella antipsicotica. Il panico omosessuale è stato usato in alcuni processi per omicidio come elemento di difesa legale ma poche volte è stato riconosciuto come attenuante.

Psicosi mestruale

Assolutamente distinta dalla disforia premestruale, cioè dagli sbalzi d'umore tipici del periodo precedente alla comparsa del flusso mestruale, la psicosi in questione è un disturbo psichiatrico assi raro descritto la prima volta nel 1850. Si calcola che da allora siano stati solo 80 i casi davvero ascrivibili a questa sindrome. La psicosi mestruale esordisce una settimana prima dell'inizio del flusso mestruale ed è caratterizzata da stati maniacodepressivi associati a deliri e allucinazioni. Le donne con disturbo bipolare sembrano quelle più soggette a tale psicosi soprattutto se sofferenti di amenorrea o menorragia. La rimozione delle ovaie non sembra sortire nessun effetto su tale psicosi.

Sindrome di Cotard

Anche "delirio di negazione", come è stato definito dallo stesso neurologo francese Jules Cotard (1840-1889) che nel 1880 ne descrisse per primo le caratteristiche. Si tratta di un raro disturbo psichiatrico in cui il soggetto pensa di essere morto o di non esistere; può succedere che a questi deliri si associno altri deliri di tipo ipocondriaco relativo alla sparizione o alla putrefazione dei propri organi interni. Tale delirio è sovente associato a depressione e derealizzazione (alterazione della percezione del mondo esterno che risulta strano e irreale), ma anche a patologie neurologiche seguenti a traumi cerebrali. Si ritiene che la base neurologica del disturbo sia simile a quella del delirio di Capgras, solo che in questo caso la disconnessione avviene fra la propria immagine e gli elementi emotivi legati al senso di sé; la conseguenza sarebbe proprio quella di percepirsi come non esistente. I pazienti con sindrome di Cotard vengono curati con antidepressivi e in alcuni casi con terapia elettroconvulsiva.

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Sindrome di de Clérambault

O erotomania, da non confondersi con ipersessualità. Si tratta di una sindrome riccamente descritta nel 1921 dallo psichiatra francese Gaëtan Gatian de Clérambault (1872-1934) nella quale un soggetto crede fermamente che un'altra persona sia segretamente innamorata di lui. Il soggetto tende a scegliere il potenziale spasimante fra persone di status sociale superiore al proprio, spesso persone note, e ritiene che questi comunichi con lui in qualche maniera molto sottile (con gesti, messaggi segreti o anche telepaticamente) mettendo il soggetto a conoscenza del proprio affetto. Chi ne soffre reagisce a questi "messaggi", in realtà inesistenti, con un comportamento persecutorio fatto di lettere, telefonate e pedinamenti. John Hinckley, guidato da un delirio erotomaniaco, attentò alla vita del presidente degli USA Ronald Reagan in quanto pensava che la morte di Reagan avrebbe spinto l'attrice Jodie Foster, bersaglio del suo delirio, a dichiarare pubblicamente il suo amore per Hinckley. La sindrome di de Clérambault, sovente associata a schizofrenia e disturbo bipolare, viene trattata con antipsicotici.

Sindrome di Ekbom

Si tratta di una psicosi caratterizzata dal delirio di essere infestati da parassiti. Il paziente denuncia la presenza di parassiti o insetti che si muovono sopra o sotto la sua pelle; naturalmente il soggetto non è infestato da nessun animale ma ha la certezza del contrario e la "prova" è un continuo formicolio che percepisce sull'epidermide. In diversi casi il paziente può arrivare a ferirsi nel tentativo di liberarsi dai parassiti e altre volte riesce a convincere i medici, che non realizzano subito trovarsi di fronte ad un caso psichiatrico, che in effetti possa esserci qualcosa che non va a livello dermatologico. In una forma particolare di questa psicosi, chiamata cleptoparassitosi delirante, il soggetto non pensa più che i parassiti abbiano invaso il corpo ma piuttosto la propria abitazione. Il soggetto che soffre della sindrome di Ekbom, il cui nome deriva dal neurologo svedese Karl Axel Ekbom che studiò il disturbo nel 1937, è statisticamente una donna sopra i 40 anni che di solito cerca consulenza medica, mai psicologica e anche quando viene messa di fronte al limite del proprio delirio, non accetta la verità e tende a rifiutare la terapia che potrebbe guarirla. La terapia farmacologica prevede l'uso di antipsicotici di seconda generazione.

Sindrome di Gerusalemme

Tale sindrome, descritta la prima volta negli anni '30 del XX secolo dallo psichiatra Jeinz Herman, è una forma molto particolare di episodio psicotico breve che colpisce alcune persone che visitano la città di Gerusalemme. La patologia è caratterizzata da deliri mistici e allucinazioni a tema religioso. Le persone colpite non hanno mai mostrato in precedenza comportamenti psicotici e se allontanati dall'area di Gerusalemme cessano di mostrare sintomi psicotici. Tutti coloro che sono stati colpiti dalla sindrome erano di religione cristiana o ebraica. Siccome il disturbo è circoscritto nel tempo e nello spazio la terapia somministrata è più che altro di tipo sedativo.

Sindrome di Münchausen per Procura

La sindrome deriva il nome dal barone Karl Friedrich Hieronymus Freiherr von Münchhausen (1720-1797), nobile tedesco incline a raccontare frottole, ingigantendo la realtà a suo vantaggio. Il disturbo è anche noto come sindrome di Polle, che era il nome del figlio del barone, morto in circostanze poco chiare. La Sindrome di Münchausen per Procura è una variazione particolarmente drammatica della già grave Sindrome di Münchausen; in quest'ultima un soggetto finge di avere un disturbo fisico per ottenere attenzione o simpatia. Nella versione per procura un genitore, in genere la madre, arreca volontariamente un danno fisico ad un figlio, così da poterlo portare all'attenzione dei medici e poter godere della stima e dell'affetto delle persone che lo riterrebbero un attento e preoccupato genitore. In casi più rari la vittima non è un bambino ma un adulto anziano o invalido. La sindrome venne posta la prima volta all'attenzione della scienza nel 1977 dal pediatra inglese Roy Meadow che aveva scopeto una madre che "ammalava" il figlio somministrandogli alte dosi di sale ed un'altra che iniettava il proprio sangue nelle urine del figlio. Nel 90% dei casi la colpevole è una donna con precedenti di sindrome di Münchausen con tratti sociopatici che le impediscono di provare rimorso per le proprie azioni e la rendono molto abile nel manipolare le simpatie del personale medico. Il coniuge, se c'è, è spesso assente e inconsapevole delle macchinazioni della moglie. Solo nel Regno Unito, su 100.000 bambini sotto l'anno di vita 2,8 subiscono le angherie delle proprie madri disturbate mentalmente e il tasso di mortalità è calcolato al 15%. La terapia per curare le persone affette da tale sindrome è lunga e laboriosa e si avvale della collaborazione di assistenti sociali il cui compito è quello di assicurarsi che il bambino non subisca ulteriori abusi.

Sindrome di Renfield

Sindrome di Renfield. O vampirismo clinico. Disturbo mentale per il quale un soggetto ha l'idea delirante di essere un vampiro e, come il personaggio della tradizione popolare, crede di doversi nutrire di sangue. Il vampirismo clinico può essere ricondotto all'ambito della necrofilia, del sadismo e del cannibalismo sessuale anche se la categoria diagnostica attualmente riconosciuta per tale disturbo è in genere quella della schizofrenia o del disturbo antisociale di personalità. Più che prendere a modello il mito sociale del vampiro relativamente agli usi e ai costumi, la persona affetta da tale disturbo attribuisce un valore rivitalizzante al sangue e al fatto che berlo possa dare la possibilità di introdurre in sé l'energia vitale della persona dissanguata. La sindrome prende il nome dal personaggio letterario inventato dallo scrittore Bram Stoker nel romanzo Dracula (1897): R. M. Renfield, reso folle dagli oscuri poteri del Conte Dracula e chiuso in manicomio, iniziò a mangiare mosche nella convinzione di poterne assorbire l'energia vitale; per lo stesso motivo offrirà le mosche ai ragni e questi agli uccelli, finendo per mangiare gli uccelli nella convinzione di poter così assorbire un'energia ancora maggiore. Lo stesso principio di assimilazione dell'energia sembra governare i deliri di coloro che sono affetti da vampirismo clinico. Questi in genere sono soggetti di sesso maschile che in età infantile hanno associato per qualche specifica esperienza la vista od il gusto del sangue con un eccitamento mentale che successivamente assume una manifesta accezione sessuale. Tale disturbo mentale passa in genere da una prima fase in cui il soggetto pratica il vampirismo su di sé (autoematofagia) tramite ferite autoinflitte, quindi passa a mangiare animali vivi o ad acquistare sangue nei macelli. In una fase solo successiva, che potrebbe essere definita di "vero vampirismo", il soggetto mira a bere sangue umano arrivando a rubare il sangue nelle relative banche e/o ad assalire ed uccidere persone. Nella quasi totalità dei casi, l'uccisione della vittima e l'assimilazione del sangue sono vissute come situazioni sessualmente eccitanti; si tratta primariamente di crimini violenti di matrice sessuale in cui l'elemento di vampirismo è fenomeno caratterizzante. Il termine fu coniato dallo psichiatra Richard Noll nel 1992.

Susto

La caratteristica fondamentale del disturbo chiamato susto, che in portoghese significa "spavento", è l'idea che la propria anima abbia abbandonato il corpo. Questa idea delirante sembra porre il susto fra il novero delle psicosi ma l'origine del disturbo così come l'insieme dei sintomi correlati fa pensare che si tratti di ciò che la scienza psichiatrica ha definito come Disturbo Post-Traumatico da Stress. Infatti il susto si osserva solo in soggetti che hanno appena vissuto un trauma (un incidente stradale, un lutto, un evento spaventoso) e gli altri sintomi correlati, fra i quali insonnia, nervosismo, memoria bloccata sull'evento traumatico, corrispondono in parte ai criteri diagnostici per il DPTS. La differenza sostanziale riguarda proprio l'idea che l'anima abbia lasciato il corpo. Di base il susto è una sindrome legata alla cultura latinoamericana e si registrano casi solo in quell'etnia: di fatto tutti coloro che sono colpiti dal susto ne hanno precedentemente sentito parlare. La tradizione vuole che il susto venga curato tramite una sorta di rito esorcistico ma, prevedibilmente, le tecniche psicoterapeutiche adatte allo stress post-traumatico e l'uso di antidepressivi ottengono un migliore risultato.

Taijin kyofusho

Sindrome tipicamente giapponese che sta facendo la sua comparsa anche in Occidente. Letteralmente significa "disturbo da timore per le relazioni sociali" e tecnicamente si tratta di una fobia sociale. La particolarità è che la paura non è quella di essere mal giudicati o di sentirsi inadeguati in qualche specifica occasione mondana, piuttosto chi soffre di Taijin kyofusho teme di offendere o ferire emotivamente gli altri con il proprio comportamento. La terapia per questo disturbo mira ad evitare al paziente un'eccessiva esposizione sociale e al contempo insegna l'importanza dell'auto-accettazione.

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