Un excursus storico

La masturbazione è cosa antica quanto l'uomo stesso ma rimane un soggetto di studi poco approfondito e spesso mal interpretato. Poche altre forme di attività sessuale sono state fonte di acceso dibattito e di condanna come la masturbazione, benché universalmente praticata. É stata così forte l'ostilità nella cultura occidentale riguardo a questo fenomeno che la radice stessa della parola masturbazione fu distorta per enfatizzare la sua associazione con la profanazione della propria persona. Molti autori hanno sostenuto che masturbazione fosse la combinazione della parola latina manus (mano) e della parola stuprare. In verità gli antichi Romani non erano ostili a questa pratica ed è poco plausibile, data l'accezione negativa, che questa sia l'etimologia esatta del termine. Più probabile che il termine derivi dalla combinazione del termine latino manus e del verbo turbare (agitare, scuotere), il che si limita alla descrizione di ciò che avviene nell'atto masturbatorio.

Abbiamo riferimenti alla masturbazione già in rappresentazioni pittoriche operate da popolazioni preistoriche così come riferimenti ad essa negli scritti più antichi. Si fa menzione della masturbazione, per esempio, in testi dipinti nelle piramidi databili fra la V e la VI dinastia del III millennio avanti Cristo. Nella mitologia egizia, si dice che il dio Atum abbia creato le Enneadi, un gruppo di divinità, per mezzo della masturbazione. Frequentemente si fa riferimento al fatto che le divinità maschili egizie si masturbino al fine di eccitarsi benché, d'altra parte, ci siano pochi riferimenti alla pratica masturbatoria delle dee, forse perché l'elemento maschile era visto come il più importante in termini biologici.

In Mesopotamia l'impotenza maschile era un argomento più discusso rispetto alla masturbazione. Agli uomini che avevano problemi d'erezione era consigliato di stimolare il proprio pene, o di farsi stimolare, con oli ed essenze al fine di ottenere l'eccitazione. Sembra che la masturbazione fosse ben accetta e praticata e che il pene eretto fosse un importante simbolo positivo; sono stati rinvenuti molti modelli in pietra che raffiguravano il pene eretto. Non sono pervenute informazioni dall'antica società nata fra il Tigri e l'Eufrate riguardo la masturbazione femminile.

Gli antichi Ebrei erano stati influenzati dalla tradizione egiziana e mesopotamica ma fu proprio con il giudaismo che il concetto di impurità si associò alla masturbazione. Qualsiasi emissione di sperma al di fuori della vagina, sia che avvenisse volontariamente che involontariamente, era ritenuto fonte di contaminazione e richiedeva una cerimonia purificatrice. L'impurità, tuttavia, non era ristretta alla masturbazione dal momento che "La donna e l'uomo che abbiano avuto un rapporto con emissione seminale si laveranno nell'acqua e saranno immondi fino alla sera" (Levitico, 15:18). Questo passo sembra implicare che la masturbazione non sia più impura di ogni altra attività sessuale, quindi l'impurità non è necessariamente una violazione di un codice morale ma piuttosto di un codice cerimonialistico e perciò sarebbe un peccato minore. L'ostilità verso la masturbazione era comunque così grande che tutti i riferimenti della Sacra Scrittura furono interpretati nei termini più negativi. Questo è particolarmente vero riguardo all'interpretazione della storia di Onan, il figlio di Giuda. Nella Genesi, Onan fu ucciso da Dio perché aveva rifiutato di seguire la tradizione di fecondare la moglie del fratello morto ed "ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello." (Genesi, 38:9). Questo fu letto da coloro che interpretavano la Bibbia, come la prova che Dio guardava con orrore alla masturbazione tanto da portare alla morte tutti coloro che la praticavano. I moderni esegeti sono concordi con l'affermare che la punizione ad Onan fu data non tanto per l'atto compiuto ma per aver trasgredito al comandamento del Signore. Sfortunatamente, dal momento che non sempre le Scritture sono chiare nel loro significato ultimo, il peccato di Onan divenne equivalente alla masturbazione ed onanismo divenne un altro termine per indicare essa. Perché "lo spreco" del seme fosse così temuto non è chiaro. É possibile che tale perdita fosse considerata come un fallimento dei doveri del maschio di procreare e di popolare il mondo. Questa risposta semplicistica, però, è contraddetta dal fatto che era permesso alle donne l'uso di misure contraccettive; una pratica comune per evitare la gravidanza era l'inserimento nella vagina di una sostanza spugnosa: il mokh. L'attitudine permissiva o comunque ambivalente delle antiche civiltà mediorientali fu stravolta con le conquiste attuate dai Persiani intorno al VI e V secolo a.C. i quali portarono con loro la dualistica religione dello zoroastrismo. Il profeta Zoroastro sottolineava come un corpo sano fosse essenziale per il mantenimento della vita in questa e nelle future generazioni e che per ottenere un tale corpo fosse essenziale dominare i desideri della carne. Il sesso era necessario per la procreazione ma tutti gli aspetti dell'attività sessuale che si discostassero da tale finalità vennero condannati e proibiti, e questo incluse la masturbazione. In pratica la masturbazione fu vista come una delle attività più empie dal momento che non mirava alla procreazione e tale punto di vista venne accettato e fatto proprio dalle seguenti religioni occidentali. Mentre la masturbazione maschile veniva disapprovata o, in alcune rare eccezioni, tollerata, quella femminile, benché ovviamente non fosse apertamente incoraggiata, era comunque ignorata.

L'ambivalenza e l'indifferenza rispetto alla masturbazione femminile nelle fonti antiche è meno valida quando si parla di cultura greco-romana. Le donne, nel pensiero di autori e medici classici, aveva bisogno di masturbarsi per potersi mantenere sana. Uno dei personaggi riportati in un dialogo scritto da Platone, descrive una credenza popolare riferita all'utero: " [Esso è] una creatura interna desiderosa di contenere un bambino. [Quando] rimane arido per troppo tempo dopo la pubertà, diviene dolorante e si ammala gravemente, e vagando nel corpo e tagliando la via che porta l'aria, impedisce la respirazione e porta colei che soffre ad un'estrema angoscia [...] " (Platone, Timeo, 91c).

Mentre la maggior parte dei medici del periodo classico rifiutavano l'idea di un "utero desideroso", il bisogno femminile per l'orgasmo rimaneva una credenza diffusa. Galeno (II sec. d.C.) riteneva che l'utero provasse un desiderio biologico di fecondità e se non ci fosse stata la possibilità di un rapporto sessuale, la donna ne avrebbe sofferto. Egli pensava anche che le femmine producessero una secrezione uterina simile al seme maschile, e che la ritenzione di tale secreto potesse portare all'avvelenamento del sangue e quindi alla pazzia. Galeno consigliava apertamente la masturbazione come cura. Sappiamo che le donne greche si masturbavano con falli artificiali anche mutualmente. Uno dei termini greci per indicare una donna lesbica era tribade che deriva appunto dal verbo tribo, con significato di maneggiare. Anche gli uomini praticavano la masturbazione, spesso in rapporti omoerotici, ed è noto che ci fosse poca o nessuna condanna per questi atti. Diogene (III sec. d.C.) per esempio si masturbava e lo dichiarava apertamente. Dopo essere stato visto mentre praticava tale comportamento sessuale, Diogene stesso sembrerebbe che abbia affermato: "Raggiungerei la pace perfetta se potessi soddisfare nello stesso modo con una frizione il mio stomaco quando si lamenta per la fame" (Diogene Laerzio, VI, 2, 46). Parla di masturbazione anche Aristofane nelle Vespe (735-38). Nella cultura classica, e soprattutto a Roma, molti sono gli autori che hanno fatto nelle loro opere riferimento esplicito alla masturbazione. A questo proposito possono essere citati due esempi: Marziale (40-102 d.C.) con i suoi epigrammi satirici e Catullo (87-54 a.C.) nei suoi poemi su Gellio. I documenti del periodo classico che trattano della masturbazione sono moltissimi e, nella maggior parte dei casi, non esprimono giudizi negativi su essa.

Con un tale background, la giovane Chiesa Cristiana sarebbe dovuta essere potenzialmente favorevole alla masturbazione, ed infatti i primi Cristiani avevano differenti punti di vista. Dal IV secolo in avanti, però, si svilupparono non meno di 200 differenti gruppi cristiani ed ogni gruppo di credenti enfatizzò diversi punti di vista rispetto qualsiasi topica derivata dal periodo classico. L'unità cristiana, nonostante il Concilio di Nicea del 325 d.C., fu sempre più un ideale che una realtà ed ogni gruppo religioso fece riferimento per il proprio credo ai propri apologeti per ciò che riguardava l'interpretazione, benché alcuni dei primi fossero comuni a tutti. Il principale padre della Chiesa che scrisse riguardo i comportamenti sessuali leciti ed illeciti fu Sant'Agostino (354-430 d.C.). Questi, prima di divenire cristiano, era un manicheo, le cui basi erano il dualismo dello zoroastrismo, così come elementi presi dal cristianesimo e dallo gnosticismo. Particolarmente forte nel manicheismo era l'associazione del sesso con la debolezza del corpo; tale filosofia deplorava il corpo materiale ed esaltava l'aspetto spirituale dell'esistenza. Agostino, convertitosi in giovane età al manicheismo, fece grandi sforzi per assoggettarsi al comandamento del celibato, prerequisito del perfetto manicheo. Sfortunatamente, il noto filosofo era ossessionato dai suoi impulsi sessuali e, fra le altre cose, ebbe un'amante ed un figlio. In conclusione, incapace di sopportare la richiesta del celibato imposta dal manicheismo, Agostino entrò in una crisi che esitò nella sua conversione al cristianesimo, dopo la quale egli si senti liberato dai propri desideri carnali ed iniziò a vivere una vita casta. Nonostante la conversione, il religioso mantenne alcuni dei precetti manichei riguardo i mali legato al sesso, benché non potesse condannare la sessualità su tutti i piani. Per Agostino il sesso era pensabile solamente nell'ottica di un'attività procreativa. Arrivò al punto di suggerire che l'unica posizione lecita nel coito fosse quella volto-a-volto con la donna sotto l'uomo. Ogni altro tipo di attività sessuale era esecrabile e peccaminosa, così come lo era l'uso di qualsiasi tipo di metodo contraccettivo ed ovviamente la masturbazione era vietata. Poiché Agostino riconosceva che non tutti i maschi potessero avere una compagna o fossero abbastanza ricchi per mantenere una moglie, egli tollerava la prostituzione come un male necessario piuttosto che la masturbazione.

Inevitabilmente la masturbazione fu vista dalle autorità medioevali come spregevole non solo a causa delle argomentazioni di Sant'Agostino ma anche perché si credeva, erroneamente, che gli animali non si abbandonassero a questa pratica e che quindi masturbarsi fosse un atto assolutamente innaturale. Con lo sviluppo della vita monastica e dell'ascetismo cristiano, la masturbazione e le fantasie sessuali, consce od inconsce, iniziarono ad essere trattate come seri problemi morali. Fallimenti nella promessa di celibato e di astinenza andavano redarguite e un ampio numero di manuali di penitenze furono scritti per indicare ai fedeli cosa fosse lecito. Inizialmente tali manuali erano stati scritti per essere letti dalle autorità monastiche ma il loro uso si diffuse presto fra la gente comune, anche perché ai tempi la confessione non era ancora un rito obbligatorio; lo diverrà solo nel XIII secolo. Nei primi libri di penitenze la masturbazione negli adulti avrebbe dovuto portare ad un periodo di contrizione di almeno dodici mesi, per un ragazzino di dodici anni il periodo di penitenza era di "soli" quaranta giorni. Anche le polluzioni notturne erano condannate come peccati morali ed il "reo confesso" di tale atto avrebbe dovuto vigilare in piedi per tre notti successive, un tempo non inferiore ad un'ora a notte. Sorprendentemente per i tempi, l'ostilità nei confronti della masturbazione andò diminuendo e tale atto iniziò ad essere giudicato dai più come uno dei peccati sessuali meno gravi. Non tutti erano d'accordo, ovviamente, e ci fu sempre un certo numero di teologi, come Pier Damiani, convinti che la masturbazione fosse un sorta di sodomia e che, quindi, meritasse le più severe punizioni riservate agli omosessuali. Comunque pochi fra i contemporanei del Damiani concordavano con lui e contemporaneamente alla nascita del codice canonico avvenuta nel XII secolo, la masturbazione, benché fosse soggetta alla confessione ed alla penitenza, non era ritenuta un'offesa se non di tipo morale. É interessante notare che se una donna avesse lacerato il proprio imene tramite un atto masturbatorio o durante i preliminari, avrebbe potuto essere ancora considerata vergine secondo i canoni ecclesiastici poiché non era avvenuta una reale penetrazione. Verso la fine del Medio Evo, la masturbazione cadde di nuovo sotto una pesante censura. Nella generazione nata dopo il 1384 (all'inizio della Peste Nera) si fece in modo di punire pesantemente qualsiasi comportamento omosessuale. Ai tempi però, con sodomia non si definiva precisamente il rapporto sessuale fra due uomini ma, seguendo le indicazioni lasciate dal Damiani, tutti i rapporti sessuali considerati "innaturali", inclusa la masturbazione (anche mutua), il sesso orale e quello anale, sia di tipo omosessuale che eterosessuale. Firenze creò una speciale magistratura che badasse a punire i colpevoli di sodomia e così fece Venezia, sollecitando anche la denuncia anonima di tali fatti.

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La Chiesa Cattolica, seguendo lo sviluppo del Protestantesimo, continuò a sottolineare la peccaminosità legata alla masturbazione enfatizzando la sua relazione con la sodomia e ritenendo coloro che si abbandonavano a tale esecrabile pratica degni di una pesante punizione, benché nessuna autorità arrivò al punto di prescrivere la pena di morte per tale reato. Anche un orgasmo spontaneo, in cui non era presente nessuna autostimolazione conscia, veniva ritenuto moralmente sbagliato. L'autorità prescriveva alle persone non impegnate in relazioni coniugali che avessero avvertito l'impellenza dello stimolo erotico, di rimanere sdraiate immobili, evitare di toccarsi i genitali, ma di fare il segno della croce e pregare ardentemente Dio affinché non facesse cadere in tentazione ed evitasse il piacere dell'orgasmo. L'unica posizione concessa per i rapporti coniugali sanciti dalla Chiesa era quella del "missionario" ma anche in quel caso, se ne fosse derivato troppo piacere, si sarebbe caduti nel peccato. Il rapporto sessuale fra coniugi divenne un dovere e tutti coloro che ne traevano piacere si sarebbero dovuti sentire in colpa. In generale, quasi tutti i Protestanti criticavano animatamente l'ingerenza della Chiesa Cattolica in fatto di morale sessuale e vita di coppia. I Protestanti ritenevano che i tribunali ecclesiastici non avessero nessuna giurisdizione sul matrimonio e poco a poco, anche nei paesi cattolici, fu la legge secolare a prendere il posto di quella religiosa nei confronti dei reati contro la morale. I tribunali ecclesiastici scomparirono o limitarono la propria azione a dispute strettamente pertinenti alla Chiesa. Anche nella legge secolare, tuttavia, persistettero i concetti che erano stati validi nei secoli precedenti e, paradossalmente, la medicina diede nuova forza allo stigma relativo alla masturbazione. Fu il modello medico sviluppatosi nel XVII e nel XVIII secolo che "dimostrò con dati certi" la pericolosità della masturbazione e proprio mentre il potere dell'autorità religiosa andava diminuendo, il timore e la condanna per la masturbazione raggiunse nuovi ed impensabili traguardi.

Galeno, l'autorità dominate in campo medico nel periodo classico, riteneva che le persone avessero bisogno di uno sfogo sessuale ed equiparava tale esigenza alla necessità dello svuotamento degli intestini e della vescica. Nonostante il fatto che le dottrine di Galeno fossero rimaste in voga fino all'era moderna, alcune delle nuove teorie mediche che presero avvio fra il XVII ed il XVIII secolo sfidarono tali dottrine riguardo l'attività sessuale in generale ed in modo più specifico rispetto alla masturbazione. La maggior parte di queste nuove idee fu generata dal bisogno dei medici di sviluppare diagnosi e trattamenti in un periodo storico in cui i vecchi concetti venivano messi in crisi da nuove idee ma non era ancora avvenuta la rivoluzionaria scoperta della batteriologia. Generalmente tutte queste nuove teorie si rifacevano al concetto dell'omeostasi, ovvero al fatto che la salute ed il benessere sia il normale stato del corpo umano e che la malattia sia semplicemente espressione di un disequilibrio interno. Ogni teorico caldeggiava una sua particolare variazione della teoria dell'omeostasi, però per tutti gli scienziati il sistema nervoso era di sicuro il più sensibile e vulnerabile e l'attività sessuale finì per essere considerata come una delle attività umane più esose in quanto a richieste di energia nervosa. Il grande medico olandese Hermannus Boerhaave si interessò particolarmente agli effetti conseguenti all'eiaculazione. Egli concluse, dalle osservazioni e dagli studi compiuti, che uno sconsiderato spreco di sperma avrebbe portato a debolezza fisica, lentezza nei movimenti, febbre, danni alla membrana cerebrale, decadimento della percezione (soprattutto visiva), indebolimento della spina dorsale ed altri tipi di gravi disturbi.

Altri medici iniziarono a condividere questa teoria ed uno dei più influenti fu di certo lo svizzero Samuel Auguste David Tissot (1728-1797) il cui libro Onana, che trattava proprio il problema della masturbazione, ebbe un enorme successo editoriale e fu tradotto in molte lingue. I pericoli descritti da Tissot e da altri medici erano espressi in termini molto espliciti, elicitando un grande interesse nell'opinione pubblica, il che portò a quella che retrospettivamente fu definita l'era della masturbatory insanity. Una delle ragioni di tale paura derivava dalla crescente consapevolezza rispetto ai pericoli delle malattie sessualmente trasmissibili, con particolare riferimento alla gonorrea e la sifilide, le quali, durante il XVIII secolo, erano ritenute sintomatiche di un medesimo disturbo. Questa confusione fra le due era supportata anche dal fatto che al tempo non era ancora chiaro che la sifilide si sviluppasse in tre stadi. Benché divenne chiaro alla fine del XIX secolo che il terzo stadio (che compare anni dopo il primo esordio della malattia) potesse attaccare il cuore, il cervello e la spina dorsale, questa sequela di sintomi si pensava fosse generata dall'attività sessuale stessa. Una vita sessuale "iperattiva" avrebbe stressato in tal modo il sistema nervoso che da essa sarebbero derivato ogni tipo di disturbo. Erano state raccolte altre "evidenze" ed osservazioni su ciò che noi attualmente definiamo malattie veneree. I pazienti confinati nelle nuove istituzioni manicomiali vennero osservati nell'atto di masturbarsi ed alcune "autorità" mediche ritennero che la loro pazzia derivasse appunto dallo sfiancamento del sistema nervoso operato tramite l'incessante attività masturbatoria. Gli Americani, per voce di Benjamin Rush, uno dei firmatari della Dichiarazione di Indipendenza ed uno dei primi medici d'oltre oceano, accettarono i precetti della nuova medicina e diffusero le idee legate alla pericolosità della masturbazione. Rush metteva in guardia i suoi conterranei dagli aspetti deleteri della sessualità che, superati certi limiti, avrebbe potuto portare persino alla morte. Il medico americano, però, non trascurava gli aspetti positivi della vita sessuale ed affermò che un'assoluta astinenza sarebbe potuta essere una cosa pericolosa. Era la masturbazione a dover essere limitata.

Il XIX secolo vide l'incredibile fiorire di una letteratura tutta schierata contro la masturbazione, opere scritte da luminari del tempo e da individui esperti nel campo del "benessere" come John Harvey Kellogg che acquistò fama grazie alla fondazione, insieme al fratello, della tuttora nota ditta di cereali. La masturbazione era condannata da tutti, sia che fossero uomini sia donne. Elizabeth Osgood Goodrich Willard, colei che potrebbe essere definita come una proto-femminista, riteneva che l'orgasmo fosse debilitante per l'organismo più di un giorno intero di lavoro. La donna guardava al sesso come una cosa ripugnante e si rammaricava del fatto che gli esseri umani dovessero essere generati per mezzo del rapporto sessuale, cosa di cui è facile abusare. Divennero popolari dei libri che insegnavano ai genitori a riconoscere i segni della masturbazione nei loro pargoli e qualunque genitore avesse letto quei libri avrebbe rilevato sicuramente nei propri figli qualche comportamento o segno per il quale si poteva supporre con certezza che il bambino si fosse masturbato. Alcuni esperti del tempo perforavano il prepuzio del pene ed inserivano un anello, oppure tagliavano il prepuzio con una forbice dentellata rendendo doloroso lo scorrimento della pelle. Alcuni consigliavano di applicare un ferro caldo sul clitoride e cicatrizzarlo al fine di evitare la masturbazione. Altri ancora semplicemente bruciavano le cosce della ragazza. In certi casi furono operate clitoridectomie, altre volte furono tagliate le piccole labbra oppure i maschi furono del tutto castrati; in pochi casi estremi fu tentata l'amputazione totale del pene sempre per prevenire la masturbazione.Solamente una piccola parte di medici e di genitori arrivarono ad applicare tali metodiche estreme, ma un gran numero di persone ripiegò verso dispositivi creati all'uopo. Molti furono progettati per calzare sul pene in un modo o in un altro al fine di impedire a chi li indossasse di toccarsi. Alcuni di questi dispositivi avevano aculei o dentelli di metallo all'interno, designati a rendere ogni erezione un'esperienza dolorosissima. Furono creati oggetti che impedivano alle coperte di sfregare sulle aree sensibili del corpo. Per le ragazze furono progettate piccole gabbie di metallo da applicare sulla vulva, attraverso le quali potevano urinare ma che creavano una barriera fra le mani e la vulva stessa; spesso potevano avere un sistema di chiusura a chiave sul retro. Occasionalmente alcuni di questi strumenti vengono mostrati ai nostri giorni e vengono etichettati come cinture di castità, ma queste sono "prodotti" dei secoli XIX e XX, non del Medio Evo.

Oltre alle scoperte scientifiche altri fattori ed altri studiosi operarono affinché i timori che ruotavano intorno alla masturbazione si affievolissero. Havelock Ellis all'inizio del XX secolo sfidò i miti relativi alla masturbazione, miti ai quali la maggior parte delle persone prestava ancora fede. Il maggior contributo di Ellis fu il fatto di documentare che la pratica masturbatoria fosse un attività praticata da ogni razza e popolazione, al di là delle condizione nelle quali vivevano. Nel 1915 il medico Max Exner, interessato allo studio della masturbazione e allo sviluppo dell'educazione sessuale, condusse una delle prime inchieste sul comportamento sessuale negli Stati Uniti, intervistando 700 uomini circa le loro pratiche sessuali. Il medico scoprì che la masturbazione era una pratica sessuale non-procreativa molto comune. Tale bisogno di nuovi studi fu il motore primo del Comitato per la Ricerca sui Problemi Sessuali (Committee for Research in the Problems of Sex) finanziato da Rockefeller e fondato da Alfred Kinsey. In conclusione, la masturbazione, praticata ieri come oggi, era un tempo associata ad un grandissimo senso di colpa, molti individui la vivevano con estrema angoscia ed alcuni furono pesantemente puniti a causa di essa. La teorie legate alle scoperte batteriologiche hanno sfidato le vecchie ossessioni e paure legate alla masturbazione ma fu solamente nel XX secolo, quando i moderni ricercatori iniziarono ad investigare seriamente il comportamento sessuale umano, che la nube di ignoranza che sovrastava tale tematica iniziò a dissiparsi.

L'uso che si fa della masturbazione a fini terapeutici rappresenta sicuramente il cambiamento più radicale di prospettiva nei confronti della masturbazione stessa e la prova decisiva di come la comunità scientifica abbia non solo eliminato ogni tabù di ordine morale riguardo a tale argomento ma anche di come, ribaltando gli assunti, ne abbia compreso la natura innocua e, per molte disfunzioni sessuali, la bontà terapeutica. Benché riferire l'alta percentuale della popolazione che pratica la masturbazione sia un'informazione utile al fine di incoraggiare la sua accettazione da parte dei pazienti, la capacità dell'autoerotismo di produrre un orgasmo ha un valore terapeutico maggiore. Hasting (1963) riferì che alcune delle sue pazienti avevano migliorato la loro risposta sessuale aumentando la loro attività masturbatoria. La masturbazione ha un buon valore terapeutico soprattutto per le donne che soffrono di disturbi della risposta sessuale, ad esempio una donna che non ha mai raggiunto un orgasmo tramite qualsiasi tipo di stimolazione sessuale. Per questo problema sembra più sensato iniziare un trattamento con una tecnica che con maggior probabilità possa produrre un orgasmo. Kinsey (1953) riferì che "la donna media" raggiunge l'orgasmo con una probabilità anche maggiore del 95% ad ogni suo episodio masturbatorio. Questo dato supera grandemente la probabilità di ottenere un orgasmo tramite il coito (probabilità dello 0.73 per la donna media sposata). Bardwich suggerì che un orgasmo intenso potesse portare ad un aumento della vascolarizzazione della vagina, delle labbra vulvari e del clitoride. Quindi sembrano esserci prove che l'aumento della vascolarizzazione potrebbe migliorare il potenziale per i futuri orgasmi. Questo concetto secondo cui una maggiore vascolarizzazione potrebbe migliorare il potenziale sessuale è supportata dalle scoperte di Kegel (1952). Lo studioso scoprì che i pazienti che tonificavano il muscolo pubococcigeo tramite degli esercizi di sua invenzione, sperimentavano un aumento nella frequenza dei loro orgasmi. Dal momento che esercitare un muscolo porta ad una migliore vascolarizzazione dello stesso, è possibile che l'aumentata vascolarizzazione del muscolo pubococcigeo sia responsabile della maggior frequenza degli orgasmi.

In definitiva, visto che la masturbazione è il metodo di maggior successo per produrre un orgasmo e dato che produce gli orgasmi più intensi, è logico supporre che sia il miglior trattamento per migliorare il potenziale orgasmico nelle persone anorgasmiche. Quella che la Kaplan (1975) definì "nuova terapia sessuale" diretta alla soluzione di quasi tutte le disfunzioni sessuali di carattere psicologico (disturbo del desiderio ipoattivo, fobie sessuali, inibizione del desiderio, dell'eccitamento, dell'orgasmo, eiaculazione precoce e ritardata, vaginismo funzionale) è in effetti incentrata sulla Focalizzazione Sensoriale I e II e su una riscoperta del proprio corpo e delle sue reazioni tramite la masturbazione. Con il termine "Focalizzazione Sensoriale" si intendono degli esercizi inventati da Masters e Johnson allo scopo di far sperimentare alla coppia le sensazioni che si ricavano dal contatto fisico tattile nel dare e ricevere reciprocamente piacere. Il terapeuta, dopo aver vietato alla coppia la possibilità di avere orgasmi, prescrive, secondo un programma preciso, di accarezzarsi reciprocamente prima il corpo (FS I), poi i genitali (FS II). Questi esercizi, affiancati all'interpretazione attiva, sostegno, chiarimento e analisi esaustiva delle esperienze nel corso delle sedute cliniche combinate ad altre tecniche quali il metodo dello start-stop inventato da Semans (1956) sono tutte metodiche finalizzate all'ottenimento di una sessualità serena che ha inizio con la riscoperta delle reazioni del proprio corpo per mezzo della masturbazione.

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