Come aver successo nell'arte dell'autosabotaggio (prima parte)

Buona parte delle persone dice di voler essere felici, di voler avere una vita significativa, di volersi divertire, di voler fare esperienze e condividere amore e amicizie con altre persone e forse altre specie, come cani, gatti, uccelli e quant'altro. Stranamente, tuttavia, alcune persone agiscono come se volessero essere miserevoli e, rimarcabilmente, hanno successo nell'invitare la miseria nelle loro vite, benché poi traggano poco profitto da questa cosa, dal momento che essere miserevoli non li aiuta a trovare partner e amici, lavori migliori, fare più soldi o altre esperienze gratificanti.

Quindi perché fanno questo? Dopo aver approfittato delle riflessioni dei più fini cervelli in ambito di psicoterapia, sono giunto alla conclusione che essere miserevoli sia una forma d'arte, e che la soddisfazione che le persone sembrano trovare in essa riflette lo sforzo creativo richiesto per coltivarla. In altre parole, quando si vivono condizioni stabili, pacifiche e prospere (nessuna guerra civile per le strade, nessuna rivolta di massa, nessuna malattia epidemica, nessun problema derivato dalla povertà) rendersi miserevole è un'arte in sé che richiede immaginazione, visione e ingenuità. Può anche dare alla vita stessa un significato distintivo. Dunque, se si aspira a versare in condizioni pietose, qual è la migliore tecnica per farlo? Escludiamo alcuni metodi ovvi, come drogarsi, commettere crimini, giocare d'azzardo, picchiare il coniuge o i vicini di casa. Strategie più sottili, per le quali nessuno può sospettare che si stia agendo deliberatamente, possono essere altamente efficaci. Abbiamo però bisogno di fingere di voler essere felici, come tutti gli altri, oppure la gente non prenderà sul serio la nostra miserabilità. La vera arte è comportarsi in modo da portare miseria nella nostra vita permettendoci comunque di sostenere che siamo vittime innocenti, idealmente una di quelle persone che spingono alla compassione e alla pietà. Qui copro diversi ambiti di vita: famiglia, lavoro, amici e relazioni affettive. Queste aree possono sovrapporsi un poco, dal momento che non ci si può rovinare la vita senza rovinare il proprio matrimonio e forse la propria relazione coi figli e gli amici. È inevitabile che mentre ci si rende miserevoli, si renda miserevoli anche coloro che ci circondano, almeno finché non questi ultimi non ci abbandonano, il che ci darà un’ulteriore ragione per sentirci miserevoli. Quindi è importante tenere a mente i benefici che si stanno maturando tramite la nostra miseria.

- Quando si è miserevoli, le persone hanno pena di noi. E non solo questo. Essi spesso si sentono inconsciamente in colpa, come se in qualche modo la nostra miseria possa essere causa loro. Questo va bene! C'è del potere nel far sentire le altre persone in colpa. Le persone che ci amano e quelle che dipendono da noi cammineranno in punta di piedi per essere sicure di non dire o fare nulla che possa accrescere la nostra miseria.

- Quando si è miserevoli, dal momento che non si hanno speranze né ci si aspetta nulla di buono, non si può rimanere delusi né disillusi.

- Essere miserevoli può dare l'impressione che si sia una persona saggia e rispettabile, specialmente se si è miserevoli non solo rispetto alla propria vita, ma rispetto alla società in generale. Si può proiettare l'aura di qualcuno che sia gravato da una forma profonda, tragica, esistenziale di conoscenza che le persone felici e superficiali non possono apprezzare.

Affiniamo dunque le nostre abilità di miserabilità. Prendiamo in esame alcune delle strategie più efficaci per diventare miserevoli. Questa lista non è sicuramente esaustiva ma impegnarsi in quattro o cinque di queste strategie vi permetterà di affinare il vostro eventuale talento.

1) Siate spaventati, siete molto spaventati, dalle perdite economiche. In tempi di crisi economica molte persone hanno paura di perdere il loro lavoro o i loro risparmi. L'arte d’incasinare la vita consiste nell'indulgere in queste paure, anche quando si è di fronte a un basso rischio di soffrire di tali perdite. Concentriamoci su questa paura, facciamone una priorità nella vita, lamentiamoci continuamente di poter perdere tutti i soldi e lamentiamoci di quanto tutte le cose costino, soprattutto se qualcuno altro le può comprare. Proviamo ad iniziare discussioni circa le capacità gestionali delle altre persone il loro modo di buttare i soldi, e suggeriamo l’idea che la recessione è risultata dal comportamento economico di questo genere di persone. Temere perdite economiche presenta svariati vantaggi. Primo, si rimarrà legati per sempre a un lavoro che odiamo. Secondo, la paura crea un discreto bilanciamento con l’avidità, con l'ossessione per i soldi e con un egoismo che anche Ebenezer Scrooge potrebbe invidiare. Terzo, questo atteggiamento non solo ci alienerà dalla famiglia e dagli amici ma ci renderà anche più ansiosi, depressi e, possibilmente, anche malati a causa delle preoccupazioni per i soldi. Buon lavoro!

Esercizio: siediti su una sedia comoda, chiudi gli occhi e, per 15 minuti, medita su tutte le cose che potresti perdere: il tuo lavoro, la tua casa, i tuoi risparmi e così via. Quindi rifletti sulla possibilità di vivere come un senzatetto.

2) Pratichiamo una forma di noia sostenuta. Coltiviamo la sensazione che ogni cosa sia prevedibile, che la vita non nasconda nessun momento eccitante, nessuna possibilità di avventura, che una persona intrinsecamente affascinante come noi sia stata depositata in una vita completamente noiosa e inutile, e non per colpa nostra. Lamentiamoci molto di quanto siamo annoiati. Facciamone il soggetto principale di ogni conversazione con le altre persone in modo che esse abbiano la distinta percezione di risultare esse stesse noiose. Prendiamo in considerazione il fatto di provocare situazioni di crisi per alleviarci dalla noia. Facciamoci un amante (questo funziona bene se siete sposati e anche meglio se si ha una relazione con qualcuno che è sposato); dedichiamoci allo shopping compulsivo, acquistiamo macchine, oggetti simpatici, equipaggiamento sportivo (procuratevi diverse carte di credito, nel caso una vada in rosso); iniziamo discussioni immotivate con i nostri partner, capi, amici, vicini; facciamo un altro figlio; lasciamo il lavoro, azzeriamo i nostri risparmi, andiamo ad abitare in un posto o in una nazione di cui non sappiamo niente. Un beneficio secondario dell'essere annoiati è che, inevitabilmente, si diventa noiosi. Amici e conoscenti ci eviteranno. Non saremo invitati da nessuna parte, nessuno ci chiamerà, tanto meno ci vorrà vedere. Quando succederà questo, ci sentiremo soli e ancor più annoiati e miserevoli.

Esercizio: sforziamoci di vedere ore e ore d’insipidi programmi televisivi ogni giorno, di leggere giornali poco stimolanti che ci lasciano una sensazione di vacuità. Evitiamo la letteratura, l'arte e restiamo aggiornati sul gossip.

3) Costruiamoci un'identità negativa. Facciamo in modo che un problema emotivo assorba tutti gli aspetti della nostra identità. Se ci sentiamo depressi, diventiamo una persona depressa; se soffriamo di ansia sociale o di una fobia, assumiamo l’identità di un fobico o di un ansioso. Facciamo in modo che la nostra condizione diventi il focus della nostra vita. Parliamone a tutti e facciamo in modo di essere edotti sui sintomi, in modo da poterne parlarne con cognizione di causa e continuamente. Comportiamoci coerentemente con quella condizione, in modo particolare quando essa può interferire con le attività regolari e con le relazioni interpersonali. Concentriamoci su quanto siamo depressi e diventiamo piagnucolosi, se questa è la nostra identità di scelta. Rifiutiamoci di visitare luoghi nuovi o provare cose nuove poiché esse ci rendono troppo ansiosi. È importante mostrare che non ci divertiamo quando esercitiamo questi stati o questi comportamenti, ma anche che non c'è niente che possiamo fare per prevenirli. Facciamo in modo di proiettarci nello stato psicologico che rappresenta la nostra identità negativa; per esempio, se la nostra identità negativa e quella del depresso, inarchiamo le spalle, guardiamo per terra, non respiriamo a pieni polmoni. È importante condizionare il nostro corpo affinché ci aiuti a raggiungere picchi negativi il più velocemente possibile.

Esercizio: scrivete 10 situazioni che vi rendono ansiosi, depressi o turbati. Una volta a settimana scegliete una singola situazione che provochi ansia, e usatela per causarvi uno stato di panico per almeno 15 minuti.

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4) Litighiamo. Questo è un eccellente modo di rovinare le relazioni con il nostro partner. Ogni tanto, imprevedibilmente, iniziate con un litigio o lamentatevi di qualcosa di superficiale facendo accuse ingiustificate. L'interazione dovrebbe durare almeno 15 minuti e idealmente avvenire in pubblico. Durante l'esplosione di rabbia, aspettatevi che il vostro partner sia gentile ed empatico, se lui o lei dovessero menzionare la cosa successivamente, insistiamo sul fatto che noi non abbiamo mai fatto una cosa del genere e che loro devono aver frainteso cosa stavamo provando a dire. Comportarsi come se fossimo feriti dal nostro partner implicherebbe in qualche modo che non ci siamo comportati bene. Un altro modo di fare questo è, inaspettatamente, dire: “Dobbiamo parlare” e quindi sommergere il partner con dichiarazioni relative a quanto siamo delusi della relazione. Accertiamoci di iniziare questa querelle proprio nel momento in cui il partner sta per impegnarsi in qualche attività o sta per uscire di casa, e rifiutiamoci di interrompere il litigio per almeno un'ora. Un'altra variazione implica l’inviare SMS al partner mentre lui o lei è al lavoro, muovendo critiche e intavolando discorsi complessi quando il partner non può rispondere. Facciamo lo stesso se il partner è fuori con gli amici o con le amiche.

Esercizio: scriviamo 20 messaggi noiosi che possiamo mandare al nostro partner. Teniamo una lista di argomenti rancorosi e aumentiamola quotidianamente.

5) Attribuiamo cattive intenzioni. Ogni volta che risulta possibile, attribuiamo le intenzioni peggiori ai nostri partner, amici, colleghi. Se questi ci fanno una piccola critica, trasformiamola in un insulto o in un tentativo di umiliarci. Per esempio, se qualcuno chiedesse: “Com'è che ti piace un film del genere?” dovremo immediatamente pensare che l'interlocutore stia cercando di umiliarci provocandoci, sottendendo il fatto che non capiamo nulla di cinema o che si sta preparando a dirci che abbiamo un cattivo gusto in ambito cinematografico. L'idea alla base è di aspettarci sempre il peggio dalle persone. Se qualcuno arriva in ritardo ad una cena, e noi stiamo aspettando, recuperiamo mentalmente tutte le volte che quella stessa persona è arrivata in ritardo e diciamoci che lo fa deliberatamente per mancarci di rispetto. Assicuriamoci, nel momento in cui quella persona arriva, di mostrarci rabbiosi o scoraggiati in modo che la serata venga rovinata; se la persona chiede cosa c'è che non va, non diciamo nulla: lasciamo che soffra.

Esercizio: elenchiamo i nomi di cinque amici o conoscenti. Per ognuno, scriviamo qualcosa che abbia detto o fatto nel passato recente che provi come questi stia aumentando il nostro senso di miserabilità.

6) Qualsiasi cosa facciamo, facciamola per guadagno personale. Qualche volta saremo tentati dall'aiutare qualcuno, fare una piccola donazione o partecipare a una qualche attività socialmente utile. Tratteniamoci, a meno che non si tragga un tornaconto personale, come l'opportunità di sembrare una brava persona o la possibilità di conoscere qualcuno che un giorno ci possa aiutare economicamente. Non cadiamo nella trappola di fare qualcosa per la sola idea di aiutare delle persone. Ricorda che la nostra prima finalità è prendersi cura di sé, anche se poi ci si odia.

Esercizio: pensa a tutte le cose che hai fatto per gli altri in passato che non sono state ricambiate. Pensa a come tentino di approfittarsi di te coloro che ti circondano. Ora elenca tre cose che potresti fare e che potrebbero far apparire altruistica/o e allo stesso tempo ti portino un guadagno personale, sociale o professionale.

7) Evitiamo la gratitudine. Le ricerche mostrano che le persone che esprimono gratitudine sono più felici di coloro che non lo fanno, quindi non esprimiamo gratitudine. Tenere a mente le volte che siamo stati grati è da idioti. Cosa c'è poi da essere grati? La vita è sofferenza, e poi si muore. Perché essere grati? Attenzione però: amici e parenti ben intenzionati cercheranno di sabotare i nostri sforzi di essere ingrati. Per esempio, mentre siamo a tavola con il nostro o la nostra partner e siamo nel mezzo di una lamentela circa i progetti che abbiamo rimandato al lavoro, lei o lui ci potrebbero ricordare di quanto dovremmo comunque essere grati di avere un lavoro o del cibo. Tali tentativi per incoraggiare la gratitudine e l'allegria sono comuni e facilmente deviabili. Semplicemente facciamo notare che le cose per le quali dovremmo essere grati non sono perfette, il che ci permetterà di trovare tanti difetti quanti vogliamo trovarne.

Esercizio: fai una lista di tutte le cose per le quali potresti essere grato/a. Al fianco di ogni stesso soggetto, scrivi perché non dovresti essere grato/a. Immaginiamo il peggio. Quando pensiamo al futuro, immaginiamo ogni possibile scenario negativo. È importante essere pronti a ogni possibile disastro o tragedia. Pensiamo alle possibilità: attacchi terroristici, disastri naturali, malattie mortali, orribili incidenti, carestie, …

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